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La Majella è un Parco Nazionale tra i più ricchi di eremi e borghi medievali. Testimonianze ci arrivano fin dai tempi del Paleolitico 800.000 anni fa, le numerose grotte e la fauna, sempre presente in abbondanza, hanno permesso da subito la possibilità di vivere in questi territori.
Grande testimonianza arriva dal sito archeologico della Valle Giumentina in cui vi sono prove che il territorio fu abitato fin dal Paleolitico inferiore da parte dell Homo Erectus.
Tracce del periodo del Neolitico arrivano dalla grotta dei Piccioni presente a Bolognano.
Merita assolutamente menzione il sito archeologico di Juvanum presente a Montenerodomo, sito ricco di testimonianze dell'epoca romana con resti del municipio. templi e un museo dedicato. Numerosi sono anche i rifugi presenti nel parco, meritano menzione il  rifugio Pomilio 1900m ( attrezzato anche di ristorante e posti letto), Bivacco Fusco 2455m (anfiteatro Murelle), Rifugio Martellese2450m , Rifugio Fonte Tarì 1540m e molti altri.

S’è coperta di neve la Maiella,
s’è coperto di neve Montecorno,
o Terra d’Oro, e tu come in un giorno 
di primavera a gli occhi miei sei bella.
Con le fronde o la neve per i rami,
sei bella dentro l’anima che chiama:
con l’ombre nere o il cielo di zaffiro,
sei bella dentro il cuore che sospira.

Cesare De Titta


 

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Hotel Mammarosa
1620m

Rifugio Pomilio
 

Rifugio Pomilio

Bivacco Fusco

L'abbazia di San Liberatore a Majella è situata nel comune di Serramonacesca.

La costruzione è databile intorno all'anno 1000 e rappresenta uno dei più antichi monasteri in Abruzzo. Si trova in uno scenario ricco di storia e vegetazione. La chiesa fu restaurata intorno al 1970 dopo che venne lasciata a stato di rudere per tantissimo tempo. Al suo interno vi sono affreschi importanti di epoca medievale che purtroppo si trovano in grave stato di usura a causa all'incuria in cui sono stati lasciati.

Dal monastero partono diversi sentieri che portano lungo il fiume Alento e conducono a storiche tombe rupestri di probabili eremiti che abitarono la zona intorno al VIII secolo.

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Il camoscio appenninico viene considerato da molti come il più bello al mondo. Si differenzia dagli altri per le sue corna perenni molto più lunghe delle altre specie di camosci, compresi quelli alpini.

A causa dei grandi fenomeni di caccia del passato il camoscio ha rischiato l'estinzione. Recenti norme a loro tutela ne hanno permesso la reintroduzione e una crescita costante che ha portato il numero degli esemplari attuali intorno ai 2800, si stanno espandendo anche verso il parco dei Sibillini nelle vicine Marche.

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Immerso nella natura e nel silenzio vicino al comune

di Roccamorice vi è a 700m l'eremo di San Bartolomeo in Legio. Sfruttando un riparo naturale nella roccia ​fu utilizzato fin dall'anno 1000.

Fu usato come luogo di culto e meditazione da Pietro da Morrone intorno al 1250, il quale poco tempo dopo sarebbe divenuto Papa Celestino V.

Divenne sua dimora per oltre due anni utilizzandolo insieme al eremo di Santo Spirito a Majella situato non lontano.

Raggiungile tramite un comodo sentiero è un luogo turistico di forte impatto.

Il parco naturale delle sorgenti del Lavino si trova nei pressi di Scafa ed è un area protetta dal 1987. Famosa per i colori verdi e azzurre delle sue acque dovuto dai solfati disciolti nell'acqua. Partendo da un area attrezzata è possibile percorrere i sentieri immersi in un clima particolari tra colori e odori. VI è la possibilità di visitare il mulino farnese utilizzato secoli fa con l'ausilio delle acque del fiume Lavino,

Caratteristiche sono le alghe lungo i torrenti. Sebbene molto bella è un area che andrebbe maggiormente valorizzata, il clima fiabesco che si respira tra questi sentieri meritano sicuramente maggiore cura e attenzione.

Situato a 2110 metri, ad un'ora di cammino dal Rifugio Pomilio, ai piedi del Monte Cavallo,  vi è la Tavola dei Briganti, una testimonianza storica di grandissimo valore, un museo a cielo aperto. Incise nella roccia vi sono segni, disegni, segnali e avvisi datate all'epoca dell'unificazione dell'Italia. 

«Leggete la mia memoria per i cari lettori. Nel 1820 nacque Vittorio Emanuele Re d'Italia. Prima il 60 era il regno dei fiori, ora è il regno della miseria»

 

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Uomo della Maiella: all'inizio del secolo scorso fu ritrovato a Lama dei Peligni un resto mano risalente al 7000 a.C, definito da subito "Uomo della Maiella". Rilevato nel villaggio neolitico di Fonterossi è uno degli ossei umani più antichi rinvenuti in Abruzzo, il calco apparteneva ad una persona di epoca preistorica di sesso femminile. 

Abbateggio: "il paese presepe" della Maiella, le sue case di pietra, i suoi vicoli stretti ne fanno uno dei borghi più suggestivi del Parco Nazionale. Caratteristiche sono le sue frequenti abitazioni in pietra bianca della Maiella. In agosto con la ricorrenza di san Lorenzo vi è la famosa sagra del Farro. Svariate sono le possibilità di escursioni e passeggiate immersi nella natura, dalla valle dell'Orfento, la macchia di Abbateggio, la sorgente la Morgia e la valle Giumentina. Le prime testimonianze del nome Abbateggio si hanno con il Chronicon Casauriense in cui ci si rivolge al borgo come Abbatejum 1140 d.C. 

La montagna: Sand’ Uffèmie a Majelle (Santa Ufemia a Majella)
“Si apre il cielo sopra alla montagna, la strada gira e svolta tra le stelle,  un ritornello dolce ci accompagna a Sant’Eufemia, fiore della Majella.. ! Sant’Eufemia, tra il verde di faggete e di castagni, pure l’occhio ci si perde tra il cielo e la montagna. Corteggiata la Majella da mille anni fa l’amore con il sole e con le stelle, Sant’ Ufemia di questo cuore..! Da Lama bianca a valle Giumentina come un richiamo vola questa canzone… oh, Sant’ Ufemia! .. sei come un giardino che splende dalla Rocca al Morrone. Sant’Eufemia, tra il verde di faggete e di castagni,  pure l’occhio ci si perde tra il cielo e la montagna. Corteggiata la Majella da mille anni fa l’amore con il sole e con le stelle, Sant’ Ufemia di questo cuore..! La luna si è affacciata alla prima sera con una speranza in cima alla Majella. L’amore per questa terra è un mestiere! …canta un vecchio un dolce ritornello. Sant’Eufemia, tra il verde di faggete e di castagni, pure l’occhio ci si perde tra il cielo e la montagna. Corteggiata la Majella da mille anni fa l’amore con il sole e con le stelle,  Sant’ Ufemia di questo cuore..!”.
Giuseppe Tontodonati

 

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