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SULMONA

"Ma laggiù, da un colle, si staccano cupe masse di case, e le torri di una cattedrale: è Sulmona"
: Ferdinando Gregorovius 1871

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Sulmona si trova al centro della Valle Peligna, tra il torrente Vella ed il fiume Gizio, ad ovest dei monti Majella e Morrone, in provincia dell'Aquila.

Nel 43 a.C. diede i natali al poeta Publio Ovidio Nasone, il quale citò la città in alcune sue opere: <<Sulmona è la mia patria, ricchissima di gelide acque,/che dista novanta miglia da Roma>> (Tristia IV,10); <<Sono a Sulmona, terzo dipartimento della campagna Peligna, piccola terra ma salubre per le acque che la irrigano... nei campi peligni scorrono limpide acque... Terra fertile di grano e molto più fertile di uve>> (Amores II, 16).

Sulmona è un borgo ricco di storia e di monumenti, religiosi e civili, di varie epoche. Come recitava Ovidio: Tanta è l’arte che l’arte non si vede (Metamorfosi X, 252). Durante il Rinascimento la città venne definita "Siena degli Abruzzi". Uno dei monumenti più famosi e rappresentativi è il complesso della Santissima Annunziata, dichiarato monumento nazionale nel 1902.

Sulmona fu originariamente un oppidum dei Peligni, situato sul monte Mitra, dove tuttora ci sono resti archeologici dell’antica fortificazione; successivamente divenne un municipio romano, assumendo la posizione attuale. Al periodo romano risale il Tempio di Ercole Curino, situato ai piedi del Morrone, dove sono stati riportati alla luce diversi reperti, tra i quali una copia in bronzo rappresentante l'Ercole in riposo, oggi custodito nel Museo archeologico nazionale d'Abruzzo, a Chieti.

Non si hanno notizie precise sulla fondazione di Sulmona. Tuttavia, è noto il mito che collega l’origine della città abruzzese alla distruzione di Troia, raccontato da Ovidio nei Fasti e ripreso da Silio Italico nei Punica: <<unico compagno di costui [Enea] era Solimo dall’Ida della Frigia,/da cui prendono nome le mura di Sulmona>> (Ov. Fasti 4, 79-80). Tra l'altro, alla leggenda di Solimo è legata anche la fondazione di Anxa, l’odierna Lanciano (CH).

Le prime notizie storiche su Sulmona provengono da Tito Livio a proposito degli scontri con Roma e delle battaglie durante le guerre sannitiche (343 a.C. - 290 a.C.).

Nel periodo del regno di Federico II di Svevia Sulmona divenne capitale del "Giustizierato d'Abruzzo". Inoltre, furono costruite diverse opere civili, fra le quali il famoso acquedotto medievale. Verso la fine del XIII secolo, nei pressi della città, Fra’ Pietro Angelerio, futuro papa Celestino V, fondò ai piedi del monte Morrone un piccolo romitorio che dedicò all'eremita Sant’Onofrio. In prossimità dell'eremo, vicino ai resti del santuario di Ercole Curino, si trova attualmente la Fontana di Fonte d'Amore, di epoca incerta ma collegata ad Ovidio sia per la targa commemorativa che riporta il famoso verso dei Tristia (IV 10), sia perchè il poeta negli Amores fa riferimento al suo amore per la sulmontina Corinna. Una delle più importanti testimonianze del periodo rinascimentale, invece, fu la costruzione della Fontana del Vecchio lungo il corso Ovidio, voluta dal capitano Polidoro Tiberti da Cesena.

Nel 1706 Sulmona fu distrutta da un violento terremoto, che le causò molti danni. Soltanto nel corso dell'Ottocento la città fu protagonista di una importante crescita economica e demografica. A questo periodo risalgono anche lo sviluppo della rete ferroviaria, il fontanone monumentale di piazza Garibaldi e il progetto della statua di Ovidio che fu inaugurata nel 1925 in piazza XX Settembre.

Sulmona rientra tra le città decorate con medaglia d'argento al valor militare per la sua attività partigiana durante la Seconda Guerra Mondiale:

Con integra fede negli ideali della Patria, con la fierezza delle genti peligne, con spirito di sacrificio, storico retaggio delle generazioni passate, temprate dal lavoro, dalla sofferenza e dal senso del dovere; con assoluto sprezzo del pericolo, i suoi figli di ogni età e ceto sociale, reagendo per circa dieci mesi all'occupazione nazista, alle fucilazioni, alle devastazioni, ai rastrellamenti ed alle deportazioni, scrissero una pagina gloriosa sulla resistenza e contribuirono a ristabilire i valori della democrazia e della libertà. La Città di Sulmona, con l'apporto eccezionale del Comune di Campo di Giove, ed in fraterna collaborazione con gli abitanti della 'Conca di Sulmona', ebbe a prestare notevole aiuto alle migliaia di prigionieri alleati, che, fuggiti dopo l'8 settembre 1943 dal locale campo di concentramento, furono posti in salvo nonostante le più feroci rappresaglie dell'invasore, alimentando la fiaccola della solidarietà e della fraternità fra gli uomini di ogni razza e nazionalità. Sulmona, 27 agosto 1943 - 9 giugno 1944 — Roma, 29 agosto 1986.

Sulmona è famosa per la produzione dei confetti, attiva già dal XVIII secolo nello stabilimento Pelino, fondato nel 1783 da Bernardino Pelino. Inoltre, nella storica fabbrica si trova il famoso Museo dell’arte e della tecnologia confettiera, che custodisce utensili e tradizioni dei secoli passati.

Infine, è da ricordare uno degli eventi più famosi a Sulmona, ossia la Giostra Cavalleresca, che si tiene ad agosto e che rievoca una manifestazione risalente al periodo rinascimentale.

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L’eremo di Sant’Onofrio: dai ruderi della villa di Ovidio si raggiunge, con una breve salita, la chiesetta di Sant’Onofrio, eremo di San Pietro del Morrone, che da qui fu chiamato a Roma nel 1292 per essere eletto papa, e dopo avere regnato per cinque mesi col nome di Celestino V, si ritirò di nuovo in questo luogo. Il santuario è situato sotto un grande sperone roccioso sul fianco del monte, e offre una veduta bellissima della verde pianura di Sulmona e dei monti che la circondano, ancora coperti di neve. Consiste in due parti: in quella inferiore c’è la piccola cappella che racchiude la grotta in cui viveva il santo, con un fico davanti alla porta; sopra c’è un’altra grotta con una sorgente in una fenditura della roccia da cui il santo attingeva l’acqua, e da qui si passa a una piccola terrazza sorretta da un muro, sovrapposta alla cappella inferiore. C’è un’altra cappella, del XVII secolo, con un coro trecentesco che conserva la decorazione a fresco coeva: una strana crocifissione sovrastante l’altare, con un Cristo quasi di sbiego alla croce, e la Vergine e San Giovanni; sopra, un’immagine bizantineggiante della Madonna col Bambino, e a sinistra l’effigie del santo in vesti papali. Dietro la cappella si trova un piccolo monastero, ora abitato da un solo eremita, con una curiosa cucinetta annerita dal fumo che si affaccia sul precipizio sull’orlo del quale è costruito il santuario; c’è anche un’altra cappella, con scadenti affreschi seicenteschi. Il santuario è molto frequentato il lunedì di Pasqua, festa del santo. Proseguendo verso nord, lasciamo sotto di noi, nella piana a sinistra, l’abbazia retta successivamente in onore del santo, oggi adibita a carcere, e dopo qualche tempo arriviamo a una cappellina, probabilmente dell’XI o XII secolo, che ha inserita nel muro, sopra la porta, la figura rozzamente scolpita di un santo.

Thomas Ashby 1920

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“Sulmo mihi patria est, gelidis uberrimus undis“: Sulmona è la mia patria, ricchissima di gelide acque." (Ovidio)

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: Richard Keppel Craven  1837
• Sulmona
L’odierna Solmona, o Sulmona, è molto vicino al luogo in cui sorgeva l’antico centro, di cui si possono scorgere solo deboli tracce, e conta oggi circa diecimila abitanti. Una volta era molto più popolosa; ma il terremoto del 1706, che la distrusse quasi del tutto, lasciò una tale impronta di devastazione e di rovina che la città non si è mai più ripresa. Le vie sono diritte e per lo più fiancheggiate da robuste case di pietra la cui facciate cono state lasciate incomplete, compromettendo assi il loro aspetto generale; le pietre che le compongono, infatti, non sono state lasciate incomplete, compromettendo assai il loro aspetto generale; le pietre che le compongono, infatti, non sono mai state levigate esternamente, né ricoperte con alcun genere di stucco, ma i portali, le finestre, gli angoli sono quasi tutti realizzati con un gusto e un’abilità notevoli. Il contrasto offerto da questo particolare circostanza risalta ancor più nei portali gotici delle chiese, che sono qui numerose. Il più bello esemplare di architettura è il
municipio, antico ospedale, adiacente ad una chiesa e appartenente ad una fondazione pia chiamata L’Annunziata.
Il frontale ha tre grandi portali sormontati ognuno da una finestra, ciascuna ornata con una struttura in pietra finemente incisa, diversa dalle altre. Un fregio, ricco ed involuto, corre lungo tutto l’edificio, dando ad esso un aspetto molto dignitoso.
La via principale è divisa da una larghissima piazza non pavimentata, a un livello molto più basso, presso un acquedotto che fornisce la città con l’acqua del Gizio, e che fu costruito nel ‘400. questa piazza, benché molto spaziosa, è circondata da povere casette erette da poco, ma da al centro una bella e antica fontana formata da due patere, o vasche di marmo, l’una sull’altra.
L’effetto che suscita questo monumento, osservato attraverso gli archi dell’acquedotto, è molto suggestivo; ma è ancor più messo in evidenza dall’aggiunta di un grande portale gotico di una chiesa in rovina; una parte della facciata di questa è ornata con squisite lavorazioni e con decorazioni floreali che fanno dare un giudizio lusinghiero sui resti della costruzione, una
delle più devastate dal terremoto. La Cattedrale, che è fuori della città, è dedicata ad un santo greco, Panfilo. Non offre di notevole
altro che una scultura di pietra della Vergine col bambino, dal disegno un po’ grottesco, ma singolare per l’intricata rifinitura del drappeggio e degli ornamenti, e inoltre per essere stata dipinta e dorata. Il palazzo del vescovo una volta era attaccato alla chiesa; ma, dopo che fu distrutto dal terremoto, fu sostituito da altro edificio grande e moderno, posto di fronte, dall’aspetto esterno simile ad un’estesa fabbrica o ad un magazzino.
Ai Sulmonesi non mancano le industrie; hanno infatti alcune cartiere, alcune concerie e molte tintorie; ma il loro prodotto più rinomato, benché indubbiamente il meno utile, è rappresentato dai fondenti e dai confetti che, anche se molto decaduti nella stima del pubblico, sono sempre i più buoni del regno.
La superficie arida e pietrosa del Morrone, posta ad est della città, a quasi un miglio di distanza riflette il sole durante l’estate e il freddo nella stagione invernale; questa probabilmente è una delle cause dei punti estremi nelle temperature. In età romana, era la città più importante dei Peligni, seconda in grandezza ed importanza soltanto a Corfinio, e posta nella stessa valle, a non grande distanza. Il suo nome è divenuto famoso perché patria di Ovidio, il quale fa frequenti riferimenti al rigore del clima, che tuttavia non diminuiva la fertilità del suolo, e ne ricorda l’abbondanza e la freschezza delle acque, caratteristiche che tuttora possiede: Sulmo mihi patria est gelidus uberrimus undis ecc. Una statua di fattura veramente misera, probabilmente scolpita nel medioevo e vestita con abito clericale, come quella di Orazio a Venosa, è posta sopra al portale di una chiesa con sotto la scritta del nome del poeta.

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Mi trattiene Sulmona , uno dei tre distretti dell'area Peligna ; è  un luogo piccolo, ma i corsi d'acqua che la bagnano sono salutari... Qu i il grano cresce abbondante e l'uva  ancor di più ; e non manca l'ulivo caro a Pallade. Le acque che vi scorrono vi permettono un secondo raccolto dopo che il fieno é stato falciato".

(Ovidio)

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A cura della dott.ssa Lucia De Braco

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