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„Tra i ricordi più nitidi che mi porto dietro dall'Abruzzo c'è quello del Gran Sasso, e della Maiella, veduti come li vidi, tutti pieni di neve, venendo giù in treno lungo la ferrovia che collega Roma a Pescara. Le parole servono a poco. Ma bisogna provare a figurarsi che cosa può diventare, per gli occhi, un'immensa parete di un bianco abbagliante alta in media 2500 metri e lunga circa 70 km.“. 
Mario Pomilio

"La Regione dei Parchi", oltre il 30 per cento del territorio è tutelato, un inestimabile valore della biodiversità ne fanno dell'Abruzzo il Polmone verde d'Europa, tre Parchi Nazionali, il parco regionale Sirente - Velino, oltre 30 OAI Naturalistiche.. non potrebbe essere diversamente. La nostra terra non è proprio il luogo ideale per il turismo di massa, rumoroso..ma per anime che hanno bisogno di rigenerarsi, di scoprire posti meravigliosi e se stessi. Oltre i 2/3 del territorio abruzzese presenta caratteristiche prettamente montane, in tutta la catena appenninica l'Abruzzo è la Regione che più presenta complessi montuosi più similari alle puculiarità alpine. Il complesso montano è interrotto da stupende piane come quella del Fucino o Peligna o l'altopiano delle Rocche nel Parco Regionale del Sirente - Velino.
 

Sono salito al Gran Sasso, sono rimasto ammutolito, mi sembrava che passo passo si salisse all’infinito.

 

Son salito alla Maiella, la montagna tutta in fiore: quant’è bella, pare fatta per l’amore.

 

 

Che silenzio, quanta pace, che incanto di ciaramelle, il pastore guarda e tace, sembra un dio della Maiella.

 

Sono andato al mare e le vele dispiegate, al sole della mattina, si sono tutte illuminate.



"Vuole la fortuna che proprio al centro della penisola italiana, come porzione più vigorosa della sua spina dorsale, la catena montuosa dell'Appennino s'ispessisca e si sollevi generando una cavalcata di gruppi alpestri, per lo più diretti da nord-ovest a sud-est, i quali s'identificano nel loro insieme con la regione degli Abruzzi", Fosco Maraini

Stazioni di sci Alpino in Abruzzo: 
Prati di Tivo, Prato Selva, San Giacomo di monte Piselli, Campo Imperatore, Campo Felice, Ovindoli, Marsia, Campo Rotondo, Pescasseroli, Scanno, Roccaraso, Rivisondoli, Pescocostanzo, Pizzoferrato, Gamberale, Passolanciano, La Maielletta, Campo di Giove, Pacentro. 

 
"Adesso che mi ci fai pensare, mi domando anch'io che cosa ho conservato di abruzzese e debbo dire, ahimè, tutto; cioè l'orgoglio di esserlo che mi riviene in gola quando meno me l'aspetto, per esempio quest'estate in Canada, parlando con alcuni abruzzesi della comunità di Montreal, gente straordinaria e fedele al ricordo della loro terra. Un orgoglio che ha le sue relative lacerazioni e ambivalenze di sentimenti verso tutto ciò che è Abruzzo. Questo dovrebbe spiegarti il mio ritardo nel risponderti; e questo ti dice che sono nato a Pescara per caso: c'era nato anche mio padre e mia madre veniva da Cappelle sul Tavo. I nonni paterni e materni anche essi del Teramano, mia madre era fiera del paese di sua madre, Montepagano, che io ho visto una sola volta di sfuggita, in automobile, come facciamo noi, poveri viaggiatori d'oggi... Tra i dati positivi della mia eredità abruzzese metto anche la tolleranza, la pietà cristiana (nelle campagne un uomo è ancora nu cristiane), la benevolenza dell'umore, la semplicità, la franchezza nelle amicizie; e cioè quel sempre fermarmi alla prima impressione e non cambiare poi il giudizio sulle persone, accettandole come sono, riconoscendo i loro difetti come miei, anzi nei loro difetti i miei. Quel senso ospitale che è in noi, un po' dovuto alla conformazione di una terra isolata, diciamo addirittura un'isola (nel Decamerone, Boccaccio cita una sola volta l'Abruzzo, come regione remota: «Gli è più lontano che Abruzzi»); un'isola schiacciata tra un mare esemplare e due montagne che non è possibile ignorare, monumentali e libere: se ci pensi bene, il Gran Sasso e la Majella son le nostre basiliche, che si fronteggiano in un dialogo molto riuscito e complementare... Bisogna prenderci come siamo, gente rimasta di confine (a quale stato o nazione? O, forse, a quale tempo?), con una sola morale: il lavoro. E con le nostre Madonne vestite a lutto e le sette spade dei sette dolori ben confitte nel seno. Amico, dell'Abruzzo conosco poco, quel poco che ho nel sangue." (Ennio Flaiano)
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Anne Macdonell 1907

I cani pastori sono davvero formidabili.: enormi creature bianche dal lungo pelo, che appaiono come se fossero un po’ orsi ed un po’ lupi, impareggiabili anche per ferocia e forza. Quando li vedi comparire lentamente sulla via, i loro occhi scintillano di rosso ed il loro minaccioso ringhio ti spinge il cuore in gola….la vita non deve essere un gioco per loro. Portano intorno al colo un largo collare con chiodi aguzzi e lunghi un dito. In pianura, d’inverno, come negli alti pascoli d’estate, i lupi sono i loro eterni nemici. Se si protegge nel modo suddetto la gola del cane pastore, questo bestione bianco riesce a competere con due o tre lupi

 

Il destino degli uomini nella regione che da otto secoli viene chiamata Abruzzo è stato deciso principalmente dalle montagne, le montagne sono i personaggi più prepotenti della vita abruzzese.
Ignazio Silone


 

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Oltre i parchi...

Papaveri a Capestrano

Gole di San Venanzio: se cercate pace, natura e paesaggi suggestivi, le gole di San Venanzio sono il posto giusto. Situate nel comune di Raiano è un area naturale protetta istituita nel 1998. Il percorso parte dal parcheggio del paese in prossimità del ponte che passa sopra il fiume Aterno, si passa un vecchio mulino, diversi accessi al fiume ed infine al famoso eremo di San Venanzio. L'eremo è datato XVII secolo ed è stato oggetto di visita e studio ad inizio 900 anche da Benedetto Croce. Il tragitto è facile, non troppo lungo ed adatto alle famiglie, luogo ideale per passare una giornata che fa bene ai polmoni e all'anima.
 

Estella Canziani, 1928, Attraverso gli Appennini e le terre degli Abruzzi

“Sopra di noi  il cielo azzurro e dietro di noi bianche cime innevate. Ai lati della strada i pendii rocciosi scendono a picco ed ogni cresta, ogni crepaccio, ogni cespuglio sembra fissarci implacabile.”

 

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LAGO DI BOMBA
 

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Il lago di Bomba ha origine artificiale attraverso l'ausilio di una diga in argilla battuta completata nel 1962 che funge da sbarramento al corso del fiume Sangro. Ha una lunghezza di sette chilometri fino al territorio del comune di Pietraferrazzana. Circondato da splendidi borghi come Bomba, Colledimezzo (posto sul colle Castellano), Pietraferrazzana, il borgo abbandonato di Buonanotte, Pennadomo e altri. 

 

La regione che va da Sulmona a Castel di Sangro è particolarmente accattivant. Da Pettorano il territorio si alza fino a i rilievi montani e, superati la tetra Valle Scura ed il terribile Piano delle Cinque Miglia, lo sguardo si apre sul paesaggio che circonda Roccaraso, costituito da ondulate lande rocciose e da alti boschi di querce, su cui ovunque dominano i contrafforti della Maiella. Poi la vista scivola lungo i pendii che scendono morbidi fino alla fortezza torreggiante, posta sull'impetuoso fiume Sangro. Una delle strade principali che porta a Napoli passa attraverso questo tratto, e all intrepido viaggiatore si dovrebbe suggerire di andare a piedi o a cavallo, a meno che non desideri conoscere come siano costruite le linee ferroviarie di montagna. Quella che da Sulmona va a Isernia e a Napoli nel primo tratto del suo percorso è abbastanza sorprendente; la ferrovia conduce dolcemente a Pettorano, poi torna indietro quasi fino a Sulmona e volge a est, verso la Maiella, dove sembra perdersi. Roccaraso, il punto più alto in cui forse il turista si tratterrà a lungo, giace ad un'altitudine di 4100 piedi, è posta in una zona splendida , proprio ai piedi del monte Pratello, e pian piano si sta conquistando la fama di stazione climatica. Infatti qui l'aria è magnifica e la zona è sufficientemente riparata dalle montagne; i panorami sono splendidi e coloro che non amano arrampicarsi lungo i pendii montani possono girovagare per i deliziosi querceti che sono nei pressi del paese, il che rappresenta un gran privilegio per una località così in alto. I boschi di querce, insieme alla strada che scende fino a Castel di Sangro e ai viottoli che attraversano la valle rocciosa el'accidentato Piano del Leone, soddisfarranno le varie esigenze dei viaggiatori. A Roccaraso spira un 'aria pulita come a Rocca di Mezzo, ma non c'è niente del paesaggio arido e pietroso di quest'ultimo. Anzi, se piacciono i fiori di montagna, qui se ne possono trovare in gran quantità. Rigogliose siepi di caprifogli, grandi cespugli di erbe profumate e tutti quegli amici familiari: margherite, pioppi, ranuncoli, pettirossi, che qui si riproducono in splendida profusione; e tra le rocce si incontreranno le cose più eccezionali: dalla terra incolta e deserta spuntano ai nostri piedi gigli striati d'a rancio e deliziosi gladioli rosa . Il panorama è immenso e non si ha la  sensazione di reclusione, come in vece si percepisce nell'angusta valle di Scanno.
Anne Macdonell 1908


 

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