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A differenza del Gran Sasso, la Majella presenta sommità più dolci e zone più ricche di boschi e corsi d'acqua. Non mancano, tuttavia, aree con tratti alpini, che sono remote e difficili da raggiungere.
Una delle caratteristiche della Montagna Madre sono quei tratti pianeggianti formatisi per l'azione millenaria dei ghiacciai, fra i quali, ad esempio, il Vallone di Femmina Morta che si trova ad una quota di 2500 metri. Ci sono, inoltre, tante valli ricche di vegetazioni, come Valle dell'Orfento, Valle delle Mandrelle, Val Cannella, Valle di Selvaromana, Vallone delle Tre Grotte e Valle di Taranta. Per quanto riguarda la fauna, tipico della Majella è il camoscio appenninico, la cui presenza in questi territori è sempre più in crescita.
Da menzionare sicuramente sono la valle dell'Orfento, valle delle Mandrelle, Val Cannella, valle di Selvaromana, vallone delle tre grotte e vallone di Taranta.

 

Il più importante gruppo montuoso dell'Abruzzo, insieme al massiccio del Gran Sasso, è la catena montuosa della Maiella. La sua vetta più alta, il Monte Amaro, raggiunge i 2795 metri. Il punto di partenza abituale per salirvi è Campo di Giove, un paesino che si raggiunge da Sulmona con un breve viaggio in treno e che è situato già alla notevole altezza di 1300 metri. Nel frattempo il paesaggio si fa ancora più bello. Dal profondo della valle splendono le luci di Sulmona. Un ampio altipiano infinitamente solitario ci accolse ora e ci accompagnò in una salita graduale. La solitudine ci appariva qui, nella scarsa illuminazione della notte, davvero straordinaria. Alla fine un ultimo strappo e giunto mezzanotte raggiungemmo il rifugio situato poco sotto la vetta. Tre ore di sonno, e dopo la colazione si sale in vetta. La vista è troppo bella e non vorrei rovinarla con una brutta descrizione, per cui taccio. La discesa fu veloce. Ancora meglio dovrebbe essere d'inverno se fatta con gli sci. Anzi, mi piace pensare che la scoperta dell'Abruzzo come eccellente area sciistica sia solo una questione di tempo!.

Alfred Von Martin,  Agosto 1909.

O valle di Taranta, alla stellare luce di luglio,
come in cuor penètra il suono delle tue profonde ghiare!
Palpitò forse una divina cetra nel cuor del monte,
quando a noi dal calle rupestre s’alzò il canto della pietra?
Sotto i ferri delle agili cavalle e dei rubesti muli
a poco a poco un’armonia crosciante empì la valle.
La pietra, trita dal gelo e dal foco del sol,
parve una mobile tastiera, e con tono ora acuto ed ora fioco
cantò la scheggia grave e la leggera.
O valle di Taranta, or quando al sole trionfante nel ciel meridiano .
ribrillan gli occhi, non hai più parole.
Sempre avido e non mai pago,
l’umano spirto si avvolge dentro alla cortina del mistero,
e il mister sempre è lontano. Tra gli svolazzi di lapidea trina,
tra i padiglioni di lapidei veli,
noi sentimmo passare una divina virtù:
non forse è quella che gli steli fragili tesse a queste balze,
e canta in queste pietre?
Oh, sotto i puri cieli magica grotta a monte di Taranta!
Cesare de Titta

Val Cannella

Vallone di Femmina Morta

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Valle delle Mandrelle

Valle dell'Orfento

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L'aria d'Abruzzo andrebbe brevettata e depositata. Questa è una regione specializzata in inverni, ho l'impressione che le altre stagioni non siano altro che edulcorati esempi di diverso inverno. L'aria d'Abruzzo mi è venuta incontro iraconda, severa, direi sdegnosa. Fa freddo,in Abruzzo, in modo ostinato, angoloso, professionale. E' una regione che si è specializzata in inverno; sa produrre diversi tipi di inverno, tutti robusti e ben lavorati. Si ha l'idea che l'inverno sia in Abruzzo la stagione di base, e su quella si lavori per produrre le altre. L'aria ha un sapore diverso. Nutrita di rupi e sassi, di radure e boschi, di laghi e ruscelli e torrente e fiumi, l'aria ha uno scatto, un'elasticità di muscoli, una pungente, taglienze acredine che sa di spazi nordici di scoscese dimore montane.  
"E' vero, D'Annunzio ha usato l'Abruzzo a piene mani, ricordo il Trionfo della morte, le novelle della Pescara per non parlare delle poesie della "Pioggia sul pineto" a "Settembre". Ma non è il solo, anche Silone ha fatto largo uso dell'Abruzzo, da Fontamara a Uscita di sicurezza, da Una manciata di more alle Avventure di un povero cristiano. Parlavano però di Abruzzi diversi, D'Annunzio puntava sulla carnalità, Silone sull'umanità. Poi ci sono i pittori, da Michetti a Patini, da Barbella a Cascella hanno messo su tela molto più di quanto non abbiano scritto D'Annunzio e Silone messi insieme. Ecco la cosa che mi ha colpito in questa nostra scoperta dell'Abruzzo è la molteplicità regionale. Parlerei più di Abruzzi, come si diceva una volta, che non di un unico Abruzzo. Una regione unita e allo stesso tempo divisa, o meglio diversa. Una volta, di sicuro, era più divisa di adesso e a dividerla era la sua montagna simbolo,il Gran Sasso. In sintesi, per dirla tutta, ho visto più Abruzzi che Abruzzo. Distanze mitiche. E non parlo di chilometri. Forse a questo alludeva Boccaccio nel racconto di Calandrino e l'elitropia, quando per indicare un luogo agli antipodi, faceva dire a Calandrino " più lontano degli Abruzzi?" "Fai conto un pò più là" rispondeva Maso. Giorgio Manganelli.


Il parco nazionale della Majella presenta oltre 20 vette over 2000, la vetta principale è il monte Amaro con la sua croce di vetta a 2793m, a seguire abbiamo il monte Acquaviva di 2737m, il monte Focalone 2676m, monte Rotondo 2658m, monte Macellaro 2646m, Pescofalcone 2546m e Cima delle Murelle 2598m.


«S'è cupertë de neve la Majelle,
s'è cupertë de neve Mondecorne, o Terra d'Ore,
E tu come nu giorne de primavere all'uócchie mié ši' belle.»

Cesare de Titta

 

Monte Acquaviva

Monte Focolone

Sul Monte Amaro vi è il bivacco Pelino, un rifugio sempre aperto, dotato di una decina di posti letto. Ha una struttura geodetica in grado di resistere alle forti intemperie che spesso vi accadono. Infatti, il vento è sempre presente e le temperature notturne si avvicinano allo zero anche nei mesi più caldi.
Nel 1890 fu inaugurato il primo rifugio sul Monte Amaro, una struttura in pietrame a secco al cui interno c' era per riscaldarsi una stufa a legna. Venne distrutto dai tedeschi in ritirata nel 1944. Successivamente, fu inaugurato un nuovo bivacco (1966) in struttura metallica e con pavimentazione in legno, dotato di 10 posti letto. Una forte tempesta lo devastò il 31 dicembre del 1974. Si dovettero attendere 12 anni  per la costruzione di un altro rifugio che corrispondeva a quello che vediamo oggi . 


E' belle la Majelle quande nengue,lu lope va 'rrutènne diènte le ngue,
le rocchie de jenestre ze scumbonnee 'nterre
z'arebele chiècchie e fronne,
sott' a lu mante
bianghe gne 'na sposenghe la Majella bbelle z'arepose.
E' belle la Majelle gna ve' lujjee chela neve ze fenisce a strujje,
lu vola vole de le rundenellequanda z'aretorne a fa la vutarelle,
le rìlle, terra terre, te sbulacchiee va 'n mezz'a a la jerve ch'arecacchie.
E' bbelle la Majelle a la surientementre
lu cane e le pequere te' 'mmente,
lu pequerale arrote
lu curtelle
ca ze vulesse fa nu ciuflarellepe'
ciufelà da 'ngime a Mont'Amare
e fàrele sentì,
pur' a lu mare.

Concezio Talone 


Dormire nel bivacco Pelino e assistere al tramonto o all'alba dalla cima del Monte Amaro è un'esperienza unica, un concentrato di emozioni e sensazioni stupende che rientrerà tra i ricordi indelebili di chi ha vissuto questa esperienza.

Scende la neve su la terra madre, placidamente. E lei bianca riceve la terra ne' suoi giusti ozi, da poiche all'uomo copia di frutti ha partorito. Guarda il bifolco splendere a' sudati campi la neve, mentre siede al desco; e a lui dal cuor la speme e dal bicchiere sorride la primizia del vino. Scendi con pace, o neve; e le radici difendi e i germi, che daranno ancora nerba molta agli armenti, all'uomo il pane. Scendi con pace, sì che, al novel tempo, da te nutriti, lungo il pian ridesto, corran qual greggia obbedienti i fiumi.
(“Neve” D’Annunzio)














 

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Rifugio “Vittorio Emanuele II 1890 - 1944

Bivaccio Maiorano
1966 - 1974

Lassù, sui sentieri erti e faticosi, tra le rocce, tra le vette
dei monti del nostro Abruzzo, per sentire, come noi
sentiamo, nell’anima tutta la vita e la forza di questa poesia.
Douglas William Freshfield, 1878

Alba Monte Amaro

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Fanno parte del parco nazionale della Majella il monte Morrone e il Monte Porrara.
Il Morrone ha un altezza di 2061m e fa da cornice alla valle Peligna, è un gruppo montuoso ricco di boschi e sopratutto di eremi. 
Il Porrara (2137m) rappresenta la parte sud del gruppo montuoso della Majella. separato dal valico di Guado Di Coccia dalla Majella in antichità veniva chiamato Palleno, da cui deriva l'attuale nome del paese di Palena.
 

Porrara

Morrone

Monte Amaro

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Il monte Rotella (2129m) e il monte Pizzalto (1966m) sono due cime poste nell'altopiano delle cinque miglia e rappresentano la catena più a sud del Parco Nazionale della Majella. Regalano viste dalle loro cime e creste assolutamente unici.
 

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DAL BIVACCO PELINO IL VALLONE DI FEMMINA MORTA.

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