PIETRO MARSO
PIETRO MARSO e i PUNICA di SILIO ITALICO
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Pietro Marso fu uno dei più illustri umanisti della cerchia di Pomponio Leto. Nacque intorno al 30 ottobre 1441 a Cese (o Cesa), un borgo non lontano da Avezzano, nei pressi del lago Fucino (AQ), ossia l'attuale Cese dei Marsi (frazione di Avezzano). Intraprese la carriera religiosa in giovane età e fu non soltanto un cultore e un commentatore di opere latine, ma anche un brillante oratore e un docente universitario. Il suo nome deriva dall’antico popolo dei Marsi, originario di quel territorio abruzzese circostante il lago Fucino, l'odierna Marsica; per tale appellativo, che ricorre spesso da solo nelle fonti, Pietro venne più volte confuso con un altro umanista, Paolo Marsi da Pescina (AQ), famoso per aver commentato i Fasti di Ovidio.1
Uno dei suoi lavori più importanti fu il commento al più lungo poema epico della tradizione latina giunto fino a noi, i Punica di Silio Italico, la cui prima edizione uscì a Venezia nel 1483. In questo poema, che tratta della seconda guerra punica, ci sono molti riferimenti alla geografia dell’Italia, in particolare nell’ottavo libro in cui è descritto il catalogo delle truppe italiche di Roma alleate a Canne (8, 356-616). Nel suo commento Pietro Marso in alcuni casi si limita a spiegare ciò che ha scritto il poeta, ma più spesso aggiunge svariate notizie geo-etnografiche, storiche e mitologiche, basandosi su un gran numero di fonti antiche sia greche che latine e sicuramente anche sulle sue conoscenze personali (anche Silio si è servito di alcuni degli autori utilizzati dal Marso).
Meritano particolare attenzione i riferimenti all’Abruzzo in quanto, essendo Pietro Marso abruzzese, le informazioni che fornisce sulle località di quelle regioni sono ricche e interessanti.
Di seguito, riporto alcuni versi dei Punica con il relativo commento del Marso (Incunabolo II 427 della Biblioteca Apostolica Vaticana, Venezia 1483) e alcune curiosità sull’argomento trattato.
- Punica 4,344: <<verdeggiante>>
ARGOMENTO: Lago Fucino
COMMENTO DI P. MARSO:
Le acque del lago Fucino, la cui ampiezza è di 30.000 passi, sono limpide, trasparenti, ed è ancora visibile l'emissario del lago Fucino, una delle opere più memorabili dell'imperatore Claudio, portata a termine con difficoltà dopo 11 anni di lavoro e con l'impiego ininterrotto di 30.000 uomini, perforato monte, quo aqua lacus emittebat ad Lyrim, affinchè le campagne circostanti fossero rese coltivabili attraverso il prosciugamento (Svet. Claud. 20 e Tac. ann. 12, 56, 1-2).
CURIOSITA’:
http://www.fucino.altervista.org/pagina-870019.html
http://www.fucino.altervista.org/pagina-875323.html
- Punica 8, 414: <<la coorte di Amiterno>>
ARGOMENTO: Amiternum
COMMENTO DI P. MARSO:
Amiternum fu una città dei Sabini e diede i natali a Sallustio, qui primus in Romana historia habetur quam desideramus.
CURIOSITA’:
Amiternum corrisponde all’attuale San Vittorino, frazione dell’Aquila.
Area archeologica Amiternum link
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- Punica 8, 433: <<torri di Truento>>
ARGOMENTO: fiume Tronto e città di Truentum
COMMENTO DI P. MARSO:
Truentum [Tronto] è un fiume <<che divide i Piceni dai Marruccini, conservando ancora il nome, e che scorre vicino Asculum [Ascoli Piceno]>>; c'era una città dello stesso nome, de qua Syllius intelligit, dicens turres Truentinas cum flumine (cfr. Strab. 5, 4, 2).
CURIOSITA’:
Truentum fu un antico abitato rinvenuto per caso a Martinsicuro (TE), città che si trova sulla destra della foce del fiume Tronto.
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- Punica 8, 437: <<Adria, bagnata dal Vomano>>
ARGOMENTO: fiume Vomano e città di Hatria (Atri)
COMMENTO DI P. MARSO:
Il fiume Vomano si trova in territorio piceno e <<scorre vicino Adria>>, una colonia etrusca che <<diede il nome al mare Adriatico>> e che <<secondo Plinio, distava dal mare 7.000 passi>> (cfr. Strab. 5, 1, 8; Plin. nat. 3, 110).
CURIOSITA’:
Adria è l'attuale Atri, in provicia di Teramo. Per chi fosse interessato, indico un sito molto interessante sull'origine di Hatria: http://spazioinwind.libero.it/popoli_antichi/altro/Atri.html.
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- Punica 8, 495: Marsica Pubes (<<i guerrieri marsici>>)
ARGOMENTO: i Marsi
COMMENTO DI P.MARSO:
A sud del fiume Tronto c’erano <<i Marrucini, i Frentani, i Vestini, i Peligni e i Marsi che confinavano con i Latini>>. Essi <<furono in passato bellicosi>>.
Il Marso, ricordando l’indole guerriera di questo popolo (acres populos), cita un verso delle Georgiche di Virgilio: a Virgilio inter acres Italiae populos in primis commemorantur his verbis: <<Haec genus acre virum Marsos pubemque Sabellam>> (georg. 2, 167).
Attenendosi ai versi di Silio (<<sapevano combattere e addormentare con formule magiche i serpenti e renderne inoffensivo il dente avvelenato con erbe e incantesimi>> 8, 496-97), il nostro umanista commenta che i Marsi <<si opponevano ai serpenti come i Psyli in Africa e gli Oblongenes nell’isola di Cipro>> (Plin. nat. 7, 14 e 28, 30). Aggiunge che essi praticavano la magia delle erbe, <<la maggior parte delle quali nasce sui monti dei Marsi>> (cfr. Verg. Aen. 7, 758).
Poi il Marso si sofferma sull'origine del nome di questo popolo, commentando che secondo Plinio il Vecchio il capostipite fu <<Marso, figlio di Ulisse e Circe>> (nat., 7, 15); mentre, secondo Silio, l’etnonimo deriva dal musico Marsia che <<gareggiò contro Apollo e, dopo aver vinto, sì trasferì presso i popoli che da se stesso chiamò Marsi>> (cfr. Punica 8,501-504). Un’altra versione sostiene che i Marsi abbiano preso il loro nome da <<Marsia, capo dei Lidi, che fondò in quel luogo Archippe, un oppidum assorbito in passato dal lago Fucino>> (Plin. nat. 3, 108). Secondo Apuleio, Hyagnis <<fu padre di Marsia e gli insegnò la musica>> (flor. 3, 1).
L’umanista abruzzese aggiunge che Marsia era vultu ferino, trux, hispidus, multo barbatus, spinis et pilis obsitus (<<dallo sguardo ferino, minaccioso, irsuto, molto barbuto, pieno di peli e capelli>>). Inoltre, <<Marsia fu il fiume della Frigia, presso Celene>> (Cfr. Liv. 38, 13, 6), nelle cui rive crescevano optimae harundines ad cantum [letteralmente: <<i giunchi migliori per il canto>>]. <<Per questo motivo nacque la favola sul musico Marsia>>.
CURIOSITA’:
-I Marsi furono un popolo italico di lingua osco-umbra, insediato nel I millennio a.C. nel territorio circostante il lago Fucino, corrispondente all'attuale Marsica.
-Secondo alcune fonti storiche, in particolare Plinio il Vecchio, il culto dei serpenti era diffuso in Marsica, ma anche in Libia, in Egitto e in Cipro. C’è chi ritiene che questa dote fosse appannaggio anche di una casta sacerdotale: nel suo poema Virgilio attribuì a un sacerdote della gente marruvia, Umbrone, il potere di infondere il sonno, con la mano e con il canto, a idre e serpenti di cui era anche in grado di curare il morso (Aen., 7, 752-55). Indico un sito interessante sui Marsi, i serpenti e gli incantesimi:
https://www.espressione24.it/etiam-in-nocturna-quiete-i-marsi-i-serpenti-e-gli-incantesimi/
- Secondo il mito, Marsia era un sileno di Frigia, figlio di Eagro, che sfidò Apollo in una gara musicale. La versione più comune vuole che Marsia fu scorticato vivo dal dio: questo episodio ispirò alcuni poeti e scrittori del passato, come Ovidio e Dante. Che Marsia sia stato risparmiato e che fosse giunto in Italia sarebbe invenzione più tarda, a cui Silio sembra attenersi2. Vedi anche http://www.baghedellazosagna.it/303.htm
- Nell’Eneide, a proposito del personaggio di Umbrone, Virgilio cita un certo re Archippo (7, 752), del quale non si sa nulla, per cui si suppone che il poeta ne facesse l’eponimo dell’antica città fortificata3. La leggenda sulla scomparsa di Archippe è legata ad uno stravolgimento climatico risalente al secolo IX a. C., che causò l’improvviso innalzamento delle acque del Fucino. Tuttavia, sono stati ritrovati dei resti archeologici risalenti ai secoli X-IX a. C. in una zona compresa tra gli attuali Ortucchio e Trasacco, in provincia dell’Aquila, dove la credenza popolare aveva sempre collocato Archippe. Ovviamente, non c’è nessuna certezza che i resti siano quelli della città scomparsa.
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- Punica 8, 498: <<Angizia>>
ARGOMENTO: Dea Angizia
COMMENTO DI P.MARSO:
Attenendosi a Silio (8, 498-501), il Marso commenta che Angizia <<fu sorella di Circe e Medea, figlia di Eeta, re della Colchide>>, che <<occupò i luoghi vicini al Fucino>> e <<insegnò ai Marsi i rimedi contro i serpenti, a placarli con incantesimi e, dopo averli toccati, a rianimare con formule magiche e con succhi>> (Sol. 2, 28). <<Insegnò anche la magia di trarre giù la luna dal cielo, che soprattutto le donne tessale praticarono>>, unde Thessalicus rhombus[trottola tessalica] apud poetas et Atraciam artem, idest magicem Thessalam, apud Papinium [Stazio] in Thebaide.
CURIOSITA’:
- Sul mito di Angizia, dea dei Marsi, esistono diverse versioni. Solino (2, 28), sulle orme di Cn. Gellio, racconta che Eeta aveva avuto tre figlie, Medea, Angizia e Circe, di cui la seconda s’era stabilita tra i Marsi e veniva ritenuta una dea per i salubri scongiuri loro insegnati. Servio (ad Aen. 7, 759) narra che Medea in persona era giunta nella regione dei Marsi e aveva insegnato agli abitanti le formule incantatorie per angere (<<soffocare>>, rendere inoffensivi) i serpenti; per questo era stata chiamata da loro Angitia4. Silio, prendendo in considerazione i due frammenti di Cn. Gellio (fr. 8 e 9), conservati rispettivamente in Plinio (3, 108) e in Solino (2, 28)5, ci da la prima informazione sulle capacità magiche che derivavano alla dea dalla conoscenza delle male erbe. Inoltre, le attribuisce anche i poteri di trarre giù la luna dal cielo, di trattenere i fiumi con le grida e di spogliare i monti delle selve, chiamandole (8, 500-501). La pratica di “tirare giù la luna” è storicamente legata ad alcuni rituali svolti dalle streghe dell’antica Tessaglia. Di esse si trovano tracce nei miti greci e latini: si pensi a Medea e Circe, ma anche al culto di Ecate, alla quale era dedicato uno strumento magico sacrale, la trottola (Cfr. Ovidio, am. 1, 8, 7). Ma questo potere ci conduce anche al significato profetico ed infausto attribuito alle eclissi (cfr. Verg. buc. VIII, 69; Hor. ep. V 45-46; Tib. I 8, 21-22). Per chi volesse approfondire http://www.thereef.it/-lt-i-gt-drawing-down-the-moon-lt-i-gt-tirare-giu-la-luna.html
- D’Annunzio ha dato il nome di Angizia ad un personaggio malefico della Fiaccola sotto il moggio, facendone la figlia di un <<serparo>>6.
- Il bosco sacro ad Angizia, citato da Virgilio nell’Eneide (7, 759), è noto anche come Anxa (III secolo a. C.) e corrisponde oggi al sito archeologico di Lucus Angitiae, nel Comune di Luco dei Marsi (AQ), dove sono state rinvenute, insieme ad altri reperti, tre statue denominate le “dee del bosco di Angizia”, la prima delle quali, in terracotta e risalente al III secolo a. C., è stata identificata con la dea Angizia (Museo Paludi di Celano). Inoltre, dal culto di Angizia derivano le celebrazioni della festa di San Domenico a Cocullo.
- Punica 8, 505: <<Marruvio, famosa per il nome dell’antico Marro>>
ARGOMENTO: città di Marruvium
COMMENTO DI P.MARSO:
Marruvium fu fondata da un certo Marrus e fu la capitale dei Marsi.
CURIOSITA’:
- Risalente all'epoca preromana e romana, Marruvium era l’antico capoluogo dei Marsi, situato sulla sponda orientale del Fucino e corrispondente all'attuale San Benedetto dei Marsi (AQ), che tuttora conserva alcuni reperti dell'antico oppidum.
- Il personaggio di Marro non ci è noto.
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Richard Colt Hoare 1791
La scoperta di iscrizioni con numerosi e splendidi resti dell’antichità ha fatto subito stabilire nel modo più convincente di Marruvium a San Benedetto, sulla riva del lago Fucino. Lapidi che descrivono Marruvium come una splendidissima civitas, ricorda Modestus Paulinus, che fu prefetto della città, e delle Feriae Latinae; fu anche questore della città e pretore delle quindici città dell’Etruria, curator della splendida città di Marruvium e nello stesso tempo delle vie Tiburtina e Valeria. Febonio ricorda un’altra iscrizione esistente nella chiesa di Santa Sabina, nella quale la Civitas Marsorum, Marruvium, è nominata: “Aliamque in ecclesia Sanctae Sabinae, olim Cathedralis, in fronte capsae lapideae”. Possono essere rintracciate la circonferenza e le mura esterne di uno spazioso anfiteatro. Dalle rovine di una antico edificio, composto di pietra di opus reticulatum, parecchi busti e statue furono scavati pochi anni addietro e inviati al palazzo reale di Caserta. Secondo la tradizione popolare, la città chiamata Valeria un tempo occupava questo luogo, ma questa tesi non poggia su buoni argomenti; invece la priorità di Marruvium è abbastanza provata da documenti esistenti. San Benedetto è nel tempo presente ridotta a poche case, occupate da un piccolo numero di miserevoli abitanti: essa è soggetta alla giurisdizione di Piscina, sede di un Vescovo, a due miglia di distanza. La vecchia chiesa di Santa Sabina godeva del nome e dei privilegi di una cattedrale. Secondo Febonio, essa una volta aveva molte iscrizioni, ma queste, come la struttura che le sosteneva, sono andate in rovina per l’abbandono.
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- Punica 8, 507: Alba [Alba Fucens]
ARGOMENTO: Alba Fucens
COMMENTO DI P.MARSO:
Alba si trova in una posizione elevata dove sono visibili parecchi monumenti dell’antichità; abbonda di frutti, ma il grano scarseggia a causa della siccità, in quanto, in seguito alla costruzione dell'emissario, la città distava dal lago Fucino circa 3000 passi (urbs in edito loco sita, ubi plurima antiquitatis monumenta extant. Pomis abundat et propter siccitatem soli non magnam vim habet tritici. Distat nunc a Fucino lacu tribus milibus passuum; quondam erat propinquior, cum Fucinus ad veterem ripam se extenderet et antequam agri essent desiccati emissario Claudii principis).
CURIOSITA’:
Attualmente Alba Fucens è un sito archeologico risalente al IV secolo a. C. e situato nel comune di Massa d’Albe (AQ), alle pendici del monte Velino.
Area archeologica di Alba Fucens link
- Punica 8, 506: <<in mezzo a campagne paludose>>
ARGOMENTO: Alba Fucens, lago Fucino e Cese dei Marsi
COMMENTO DI P.MARSO:
I campos Albenses erano bagnate dalle acque del Fucino, che talvolta si innalzavano rendendo appunto paludose le terre circostanti Alba Fucens. Questo fenomeno si verificò per sette anni, fino a quando non venne costruito l’emissario (perfusos aqua Fucini, qui quondam excrescebat in campos Albenses, ut vetus ripa ipsius testatur. Occupabantur vicini agri incrementis aquarum, quae per VII annos fiebant. Cfr. Strab. V, 3, 13).
A proposito dell’emissario, il Marso dà qui le stesse informazioni di sopra (4, 344), aggiungendo che Claudio lo fece per <<la speranza di gloria>> e <<di guadagno>> (Svet. Claud. 20).
Sulla campagna circostante Alba Fucens, scrive che è <<piena di ghiaia>> (glareosus), ribadendo che <<non è molto provvista di grano, ma piuttosto di crochi e frutti>>.
Cita, poi, un verso di Svetonio, Alba Marsis finitima (5, 3, 7), in quanto un tempo la città di Alba Fucens era annoverata tra quelle latine.
Infine, riferisce del suo paese natale: «un piccolo villaggio che i locali chiamano Cese è il mio suolo natio; dista quattromila passi da Alba, alle radici del monte in cui nasce il dittamo. Dico ciò per non apparire ingrato verso la mia patria, poiché nulla mi è più caro, neppure le cose antiche».
- Punica 8, 509-10: <<i fieri Peligni, conducendo le loro schiere dalla fredda Sulmona>>
ARGOMENTO: Sulmona e i Peligni
COMMENTO DI P.MARSO:
Sulmona è caput dei Peligni, che sunt post Marsos, e patria di Ovidio. Si trova in una piana ed è circondata dalle montagne e bagnata dalle acque, per cui diventa un posto piacevole durante l'estate, ma freddo in inverno. Ovidius appellat Sulmonem aquosum (cfr. Plin. nat. 17, 250; Ov. am. III, 15, 11).
CURIOSITA’:
I Peligni erano un popolo italico di lingua osco-umbra, che nel I millennio a.C. si stabilì nell'attuale Valle Peligna.
Sulmona si trova al centro della Valle Peligna, tra il torrente Vella ed il fiume Gizio, ad ovest dei monti Majella e Morrone. Fu originariamente un oppidum dei Peligni, situato sul monte Mitra, dove tuttora ci sono resti archeologici dell’antica fortificazione. Successivamente la città divenne un municipio romano, assumendo la posizione attuale. Al periodo romano risale il Tempio di Ercole Curino, situato ai piedi del Morrone, dove sono stati riportati alla luce diversi reperti, tra i quali una copia in bronzo rappresentante l'Ercole in riposo, oggi custodito nel Museo archeologico nazionale d'Abruzzo, a Chieti.
Per chi volesse approfondire https://www.romanoimpero.com/2017/12/sulmo-sulmona-abruzzo.html
- Punica 8, 515-17: <<i Vestini...le loro greggi spianano le tue cime, Fiscello>>
ARGOMENTO: i Vestini e il monte Fiscello
COMMENTO DI P.MARSO:
I Vestini confinavano da un lato con i Peligni e i Marrucini, in un'area che <<si estendeva fino al fiume Tronto>>, dall'altro lato con i Sanniti e i Campani. Erano famosi per il loro formaggio, chiamato dai Romani Caseus Vestinus. De quo Martialis: <<si sine carne voles ientacula sumere frugi, haec tibi Vestino de grege massa venit>> (epigr. 13,31,1).
Fiscellum era oppidum dei Vestini.
CURIOSITA’:
- L'antico formaggio dei Vestini è il Pecorino di Farindola (Pe), citato dagli antichi, la cui cagliata veniva fatta asciugare in apposite ceste di giunco chiamate fiscelle. Vedi https://www.eccellenzedabruzzo.it/pecorino-di-farindola-formaggio-abruzzese/
- Il monte Fiscello fu causa di dissidi per la sua topografia, tant’è che Silio lo attribuisce ai Vestini mentre il Marso parla di un oppidum. Forse faceva parte della catena del Gran Sasso8.
- Punica 8, 517: <<Verdeggiante Penna>>
ARGOMENTO: Penne (PE)
COMMENTO DI P.MARSO:
Pinna <<conserva ancora questo nome, dal momento che è detta Civitas Pinnae>>. É una <<città molto antica>>, collocata <<oltre la Valle Peligna, verso il mare Adriatico, famosa per gli oliveti e ricca di olio e pascoli>>, ideo [Silio] Pinnam virentem appellavit.
CURIOSITA’:
Pinna fu l'antica capitale dei Vestini e corrispondeva all'attuale Penne, in provincia di Pescara. Il toponimo deriva dal latino "pinnus", ossia acuto, appuntito, poiché il primo villaggio italico fu costruito con funzioni difensive sopra un'altura aguzza.
Molti attribuiscono <<la verdeggiante Pinna>> al borgo di Pennapiedimonte (CH), dal momento che parecchi villaggi italici avevano questo toponimo, e attualmente anche il toponimo di alcuni comuni abruzzesi ha il prefisso "penna", come pure Pennadomo.9 Sicuramente Silio si riferiva all’attuale Penne, dato che in questo punto del poema si sta parlando dei Vestini.
- Punica 8, 518: <<Pascoli di Aveia>> [o <<Avella>>]
ARGOMENTO: città di Aveia
COMMENTO DI P.MARSO:
Avella era un oppidum dei Vestini, detto Avellana secondo Macrobio (Macr. Sat. 3, 18, 5). Aveva verdi pascoli che attonsa statim resurgunt (letteralmente: <<risorgevano subito dopo esser stati bruciati>>).
CURIOSITA’:
Aveia fu una città e poi un municipio romano dei Vestini. L’area archeologica si trova attualmente presso Fossa (AQ). Sono stati rivenuti in particolare una cinta muraria, una necropoli e il tracciato della strada Claudia Nova. Per approfondire vedi
https://www.danielemancini-archeologia.it/rinvenuto-tratto-della-claudia-nova-ad-aveia-laquila/
Secondo alcuni Aveia sarebbe il fiume Avello che bagna Pennapiedimonte.
- Punica 8, 519: <<Marrucini, emuli dei Frentani>>
ARGOMENTO: Frentani
COMMENTO DI P.MARSO:
I Marrucini e i Frentani <<vivevano lungo la costa adriatica>> fino al confine con l'Apulia [Puglia] e, dall'altro lato, confinavano con il territorio dei Piceni, <<dai quali erano separati dal fiume Tronto>>. I Frentani erano chiamati così dal nome di un oppidum frentano che si trovava vicino Theanum Appulum (Frentani dicuntur a Frentano oppido, quod erat prope Theanum Appulum).
CURIOSITA’:
Gli antichi Frentani abitavano i bacini dei fiumi Fortore, Biferno e Sangro. Il loro etnonimo non è di origine osco-umbra, ma deriva dalla capitale Frentum. Anche il fiume Fortore era anticamente chiamato così. Capoluogo dei Frentani era Anxanum, ora Lanciano (CH), mentre Ortona era il loro principale porto commerciale. Tra le varie città frentane cito Pallanum che è stato trattato in una sezione del sito.
Teano Apulum, detta anche Tiati, è stato identificato con l'insediamento localizzato nei pressi del moderno centro di San Paolo di Civitate (FG), sulla riva destra del Fortore.
- Punica 8, 520: Corfini
ARGOMENTO: città di Corfinium
COMMENTO DI P.MARSO:
Il Marso scrive che Corfinium fu un tempo la capitale dei Peligni, quod Samnites commune universis demonstrantes, translato nomine, Italicam appellantes, contra populum Romanum receptaculum propugnaculumque constituerunt, alludendo alla Guerra Sociale del 91-88 a. C. combattuta contro Roma, durante la quale Corfinium fu eletta capitale della Lega Italica, venendo ribattezzata "Italica" (Strab. 5,4,2).
Aggiunge che Silio ha attribuito erroneamente Corfinium ai Marrucini.
CURIOSITA’:
Corfinium è l’attuale Corfinio, in provincia dell'Aquila. Oggi esiste un parco archeologico intitolato a Nicola Colella, che studiò a lungo Corfinio nelle zone di San Giacomo, San Pelino e Sant'Ippolito, dove sono stati rinvenuti reperti provenienti dalla antica città italica.
- Punica 8, 520: <<grande Teate>>; 17, 453: <<illustre Teate>>
ARGOMENTO: i Marrucini e la città di Teate (Chieti)
COMMENTO DI P.MARSO:
<<Teate fu capitale dei Marrucini, perciò [Silio] dice grande. Conserva ancora il nome: è detta infatti civitas Theatis>>.
Teate era illustre perchè caput gentis e <<consacrata alla madre degli dei>>.
CURIOSITA’:
I Marrucini furono un popolo di guerrieri, di origine illirica, che subì l’influenza umbro-osca. Il loro territorio corrispondeva all’attuale basso Abruzzo, nell’area del fiume Aterno-Pescara10.
Il centro più importante dei Marrucini fu Teate, l’attuale Chieti. Ci sono diverse leggende sull’origine di Chieti. Una di queste si mescola con la mitologia, in quanto racconta che la città fu fondata nel 1181 a.C. da Achille, che la chiamò Teate in onore della madre Teti. Recentemente si è anche pensato che essa fu fondata dai Pelasgi in onore della ninfa Teti (dal greco Thètis, Θετις).
L'attuale Chieti divenne capitale dei Marrucini dopo che questi, spostatisi dal villaggio di Touta Marouca presso Rapino (Ch), si insediarono sul colle della Civitella, in una posizione strategica sulla via del tratturo, sul mare e sulla via Tiburtina Valeria. L'antica Teate si sviluppò a partire dal II secolo a.C., ma soprattutto durante l'epoca imperiale, quando divenne municipio romano (era chiamata dai Romani Teate Marrucinorum).
Durante la guerra sociale (91-88 a. C.) perse la vita un famoso condottiero marrucino (praetor Marrucinorum) di nome Asinio Herio, che fu sconfitto da Gaio Mario. Si pensa che fosse il nonno di Gaio Asinio Pollione. Chieti gli ha dedicato la strada della circonvallazione ovest.
Prima della dominazione romana, Teate era sviluppata nell'area del colle della Civitella, dove si trovava la cittadella fortificata con l'acropoli e i templi dedicati alla Triade Italica; uno di questi con la conquista romana verrà dedicato ad Achille.
Invece, testimonianza della Teate romana sono i resti archeologici di un anfiteatro, costruito lungo le pendici orientali dell'antica acropoli della Civitella; di un teatro, collocato fuori del quartiere della Civitella, verso il centro di Chieti; delle terme, situate nella zona orientale della città; dei templi romani, che si trovano in piazza dei Templi romani, comunemente detti tempietti di San Paolo; e di altri importanti reperti. Per chi volesse approfondire https://www.romanoimpero.com/2014/09/chieti-teate-abruzzo.html
Chieti è sede di due importanti musei abruzzesi:
- il Museo archeologico nazionale d'Abruzzo, che conserva reperti provenienti da tutte le aree di scavo della regione Abruzzo;
- il Museo archeologico La Civitella, situato sotto l'anfiteatro romano e importante per la documentazione e i reperti archeologici riguardanti i cambiamenti storici e urbani della città romana di Teate.11
- Punica 9, 72: Nomine Rheteo (<<nome troiano>>); 9, 74: Claram urbem (<<città illustre>>); 9, 76: Attito (<<accorciato>>)
ARGOMENTO: L’origine di Sulmona
COMMENTO DI P.MARSO:
Attenendosi a Silio (9, 72-76), il Marso commenta che rheteo significa troiano, in quanto Solimo, figlio del personaggio sulmonese Satrico, era chiamato così <<dal troiano Solimo che venne [in Italia] con Enea>>; così <<cantò Ovidio nei Fasti: “unico compagno di costui era Solimo dall’Ida della Frigia,/da cui prendono nome le mura di Sulmona”>> (4, 79-80).
La “città” [Sulmona] è detta “illustre” per via di <<Ovidio, poeta di grande fama>>, quo Sulmo plurimum censet et fulget.
Il nome Solymon fu accorciato in Sulmo dal momento che o mutatur in u et y aufertur.
CURIOSITA’:
Non si hanno notizie precise sulla fondazione di Sulmona, a parte il mito di Solimo, raccontato da Ovidio nei Fasti e ripreso da Silio nei Punica, che collega l’origine della città abruzzese alla distruzione di Troia. Tuttavia, alla leggenda di Solimo è legata anche la fondazione di Anxa, l’odierna Lanciano (CH).
Le prime notizie storiche su Sulmona provengono da Tito Livio a proposito degli scontri con Roma e delle battaglie durante le guerre sannitiche.12
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1 Cfr. M. Dykmans S.J., L’humanisme de Pierre Marso, Città del Vaticano 1988 e S. Benedetti, Marso, Pietro, in Dizionario biografico degli Italiani, vol. 71, Roma 2008.
2 Silio Italico, Le guerre puniche, a cura di M.A. Vinchesi, Milano 2001, p. 499, nota 145.
3 Virgilio, Eneide, Oscar Mondadori 2008, p. 660, nota 752.
4 Virgilio, Eneide, cit., p. 660, nota 759
5 J. Nicol, The Historical and Geographical Sources used by Silius Italicus, Oxford 1936, p. 167, nota 2
6 Virgilio, Eneide, cit., p. 660, nota 759
7 Silio Italico, Le guerre puniche, cit., p. 499, nota 146
8 Silio Italico, Le guerre puniche, cit., p. 500, nota 152
9 https://it.wikipedia.org/wiki/Penne_(Italia)
10 http://www.tuttostoria.net/storia-antica.aspx?code=34#
11 https://it.wikipedia.org/wiki/Chieti e https://it.wikipedia.org/wiki/Teate